La ragazza delle Porciglia
Ricostruzione
Il processo di ricostruzione del volto.
La ricostruzione delle sembianze della proprietaria degli orecchini, su iniziativa del Gruppo Archeologico Colligiano, è avvenuta ad opera di due gruppi di antropologi: quello della dottoressa Elsa Pacciani del Gabinetto di Restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e quello del professor Francesco Mallegni dell'Università degli Studi di Pisa, adottando le metodiche messe a punto dai medici legali americani, impegnati a dare un volto a persone uccise di cui si rinviene il cranio. Dopo aver fatto un calco in gesso del cranio per non intervenire direttamente sull'originale (figure 1 e 2), sono stati inseriti su questo dei tasselli in punti stabiliti della faccia e della scatola cranica; questi hanno altezze che tengono conto degli spessori dei tessuti in un individuo di media corporatura. I tasselli sono stai uniti con piccole strisce di plastilina (figura 3) e gli spazi formatisi sono stati riempiti con la stessa sostanza (figura 4); in seguito sono stati modellati il volto, la bocca, gli occhi e l'acconciatura dei capelli tenendo conto di sesso, età della morte, etnia del soggetto e consultando le immagini delle riproduzioni artistiche dell'epoca.
La fisionomia ottenuta ha circa il 90% di probabilità di corrispondenza con quella che ebbe il soggetto in vita.

Il sito archeologico
Nel 1996 uno scavo a cura del Gruppo Archeologico Colligiano ha permesso l'individuazione in località "Le Porciglia", tra la necropoli di "Le Ville" e l'insediamento etrusco arcaico di "Poggio di Caio", di un'area sepolcrale etrusca.
Si trattava probabilmente di una struttura ipogea databile al VI sec. a.C., di cui restavano evidenti solo due fosse separate da un tramezzo, sottostanti a banchine di deposizione. Conteneva resti scheletrici pertinenti ad otto individui deposti con il rito dell'inumazione, la maggior parte in connessione anatomica, la cui associazione a coppie fa intravedere uno stretto legame di parentela.
Il materiale

Lo scarso materiale ritrovato comprende: un'olla con tre prese sulla spalla a decorazione geometrica a fasce dipinte che rimanda a modelli dell'Etruria Meridionale, un coperchio con decorazione applicata pertinente alla stessa olla, frammenti di un'olletta in bucchero grigio, una fuseruola, una fibula in ferro, materiale in bronzo ed una splendida coppia di orecchini a bauletto in oro rinvenuti ancora "in situ" sullo scheletro della proprietaria (n. 1). L'orecchino destro aveva conservato la posizione originaria rispetto al cranio grazie alla rotazione di quest'ultimo sul lato destro avvenuta prima della decomposizione e ad un processo di cementificazione calcarea operato dalla acque percolanti; nel corso del restauro si è scelto di preservare questa connessione, mantenendo una colonnina di terra di collegamento.